mercoledì 9 giugno 2010

Dopo 130 anni, gli Indiani vincono una battaglia! È stato riconosciuto un maxi risarcimento per le terre rubate agli indiani della Grande Nazione.


Grazie al coraggio e la tenacia di una piccola grande donna, Elouise Cobell della nazione dei Piedi Neri, la grande nazione indiana ha vinto!

Dopo un processo durato 14 anni il parlamento americano ha approvato venerdì il risarcimento di 3,4 miliardi di dollari ai 300.000 indiani che hanno fatto causa al governo degli Stati Uniti. Il Congresso degli Stati Uniti sta ha fino al 15 giugno per approvare il provvedimento di maxirisarcimento per la confisca illegale di terreni avvenuta nel 1880. In quell’anno, il governo americano, sotto la presidenza di Rutherford B. Hayes, decide di iniziare una sistematica opera di smembramento delle terre, oltre 40 milioni di ettari in tutto il Paese, dove per secoli avevano vissuto le tribù della Grande Nazione.

Gli appezzamenti vennero divisi in lotti dai 30 ai 60 ettari di cui i «Nativi americani» rimasero solo proprietari nominali visto che lo Stato si riservava ogni diritto di gestione e di sfruttamento delle risorse minerarie, energetiche e naturali, ma anche delle attività imprenditoriali, dando in cambio un compenso, talvolta misero. In sostanza il governo degli Stati Uniti, non ritenendo gli indiani in grado di saper gestire le risorse dei propri territori, si è arrogato ogni diritto sulle loro terre, sottoscrivendo dei contratti di «sfruttamento» dei pozzi petroliferi in Oklahoma, ad esempio, delle attività immobiliari a Palm Springs e della costruzione di strade a Scottsdale in Arizona. Oltre 400 milioni di dollari (iniziali) all’anno vengono da allora ricavati dallo sfruttamento di quelle terre e finiscono nelle casse del Tesoro, nel conto «14X6039».
Secondo le stime più recenti l’ammontare complessivo di fondi che non sono mai stati pagati agli indiani sarebbe di circa 150 miliardi di dollari, la stessa somma indicata nella causa giudiziaria oggi vicina alla conclusione.

A guidare la crociata dei «Nativi» è stata Elouise Cobell, membro della tribù dei Piedi Neri del Montana, la banchiera dalla pelle rossa fondatrice nel 1987 della prima banca nazionale che fa capo a una riserva indiana.

giovedì 8 aprile 2010

Giovedì 8 aprile - Il risveglio

Per 8 mesi non ho avuto nulla da dire. Ma ora c'è l'ho e l'impressione che avverto è che mi metterò a scrivere sempre di più. Quello che devo dire oggi è: non fatevi mangiare il vostro spirito.
Un intervista illuminante (almeno per me e per quello che sento) a John Drudell, vale la pena di dedicargli 10 minuti.
Grazie

http://www.youtube.com/watch?v=CmKoZqB2nM4

lunedì 10 agosto 2009

Domenica 9 agosto: giornata internazionale dei Popoli Indigeni


“I popoli indigeni del mondo – 370 milioni in 70 paesi – sono i custodi di alcune delle zone biologicamente più diverse sulla terra; parlano la maggior parte delle lingue del mondo, e il loro sapere tradizionale, la diversità culturale e i modi di vivere sostenibile, ne fanno un contributo inestimabile per il patrimonio comune del mondo”: lo ha ricordato il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, nel suo messaggio per la Giornata internazionale dei popoli indigeni che si celebra il 9 Agosto.
Nonostante alcuni passi abbiano adottato la Dichiarazione dell’Onu sui diritti dei popoli indigeni votata dell’Assemblea Generale nel 2007, i nativi restano tra le popolazioni più emarginate, che sopportano in modo sproporzionato la povertà e un accesso inadeguato all’istruzione. Molti affrontano la discriminazione e il razzismo su base quotidiana. Troppo spesso le loro lingue subiscono censure o sono minacciate dall’estinzione, mentre i loro territori vengono sacrificati per lo sfruttamento minerario e la deforestazione”. Una grave minaccia che pesa sulla sopravvivenza dei popoli originari è anche lo “scarso livello del sistema sanitario ed educativo collegato alla povertà, alla malnutrizione, alla contaminazione ambientale.
Constatando che in molti paesi si registra ancora “un persistente e profondo divario tra il riconoscimento formale dei diritti dei popoli indigeni e la reale situazione di fondo”, il segretario dell’Onu ha invitato governi e società civile “ad agire con urgenza e determinazione per porre fine a questa disparità con la piena collaborazione dei i popoli indigeni”

giovedì 6 agosto 2009

6 Agosto 1945 - Hiroshima


Oggi al 1.15 fermatevi un minuto e pensate.....pensate che il 6 agosto del 1945 veniva sganciata la "Little Boy" (la bomba atomica) su Hiroshima. Erano le ore 8:15 (ora locale), Hiroshima non era mai stata oggetto di bombardamenti. Le vittime, poco dopo il bombardamento, furono 140.000, circa la metà della popolazione, la città fu rasa al suolo e si salvò solo il 20% del territorio, ma non dalle radiazioni.

MA, è questo ma è un macigno che porta con se la pensante accusa rivolta a tutti coloro che preferiscono non sapere, dimenticare, negare o fare di necessità virtù, gli hibakusha, coloro che sono stati colpiti dalle radiazioni del fallout, superano le 250.000 unità ai giorni nostri.

Ogni anno muoiono quasi 5.000 persone colpite dalle radiazioni. Si stima che sono morte più di 225.000 persone fino ad ora.

Ricordare e far ricordare è un dovere dei genitori verso i figli, degli amici verso gli amici, dei colleghi verso i colleghi, degli uomini verso la propria sopravvivenza.

La storia di Taraneh va raccontata!

5 agosto 2009

Bestie, anzi peggio delle bestie, gli animali seguono dei rituali di accoppiamento, hanno delle stagioni degli amori invece noi, gli uomini, non abbiamo più nulla che ci leghi alla natura, sarà per questo che siamo diventati innaturali, dis-umani, e dire che ci vantiamo di essere gli animali più sviluppati su questo pianeta!

Leggete....


Taraneh Mousavi era una ragazza iraniana di 28 anni con i capelli neri e occhi verdi. Le sue tracce si perdono il 28 giugno quando viene arrestata insieme a dei manifestanti vicino alla moschea di Ghoba. Taraneh non stava partecipando alla vicina manifestazione di protesta, si stava recando al centro di formazione e bellezza (BTE) dove segue dei corsi. Probabilmente la sua avvenenza ha attirato i poliziotti in borghese che l’hanno caricata insieme ad altri studenti manifestanti su una camionetta e portata al centro di detenzione. Tutti i detenuti sono stati smistati per il carcere di Evin o per la centrale di polizia di Nobonyad, mentre Taraneh è rimasta la sola nel centro di detenzione. Qui è stata stuprata ripetutamente e brutalmente dai poliziotti per diverse settimane.
Alcuni giorni fa la madre di Taraneh riceve una telefonata anonima da un agente governativo che le comunica che la figlia è stata ricoverata all’ospedale Imam Khomeini nella città di Karaj a nord di Tehran, riportando il ventre e l’ano sfondati in uno “sfortunato incidente”. Quando la famiglia è giunta in ospedale Taraneh non era stata registrata, un infermiera in via confidenziale ha riferito che qualche giorno prima una ragazza che corrispondeva alla descrizione di Taraneh era stata portata in ospedale in stato di incoscienza, ma che era stata portata via dalla polizia poche ore dopo.
Ieri la famiglia è stata informata che un corpo carbonizzato presumibilmente corrispondente alla descrizione della figlia è stato rinvenuto nel deserto tra la città di Karaj e Qazin, la famiglia è stata pesantamente minacciata di non rendere pubblico l’arresto della figlia.

venerdì 26 giugno 2009

Fidarsi è bene non fidarsi è meglio

Perchè non si può fidare delle persone? Perchè alcuni amano gettare zizzagna, e perchè le persone credono alle menzogne e alle bugie? Non c'è modo di proteggersi dalle male lingue, da chi non è mai se stesso. Questa società è già difficile e monolitica di suo, mi chiedo perchè debba essere così difficile essere se stessi. Aprirsi ed essere sinceri è possibile? Senza correre il rischio che persone con una bassa moralità ti usino e si prendano gioco di te per raggiungere facilmente il loro scopo? Sono triste, e rimango nonostante tutto una illusa, illusa perchè credo ancora nelle persone e credo che ognuno di noi abbia bisogno di essere capito, rispettato e onorato.

giovedì 25 giugno 2009

In Guatemala un rito di purificazione Maya al passaggio di Bush

L'ex presidente degli Stati Uniti, George W. Bush, e' arrivato nella tarda serata di ieri in Messico, ultima tappa della controversa missione in cinque Stati dell'America Latina, che e' stata scandita da proteste e polemiche. Intanto in Guatemala gli indigeni hanno annunciato un "rito di purificazione" alle sacre rovine maya di Iximche, appena visitate dal capo della Casa Bianca con la consorte, Laura, accompagnati dal presidente guatemalteco.
Una cinquantina di locali sono riusciti a superare il rigido cordone di sicurezza predisposto dalla polizia e a raggiungere l'ingresso del parco che circonda l'antica citta' fondata nel 1470 dai maya Kaqchikel. Quattro manifestanti sono stati arrestati, stando a quanto riferito dal gruppo determinato a "liberare il luogo dai cattivi spiriti e dalla cattive energie" lasciate da Bush. A Tecpan, non distante dalle rovine, manifestanti hanno steso striscioni con su scritto "Bush vattene. Assassino, invasore, criminale. Basta sangue per il petrolio".